L’”Estraniazione” è il titolo del quarto ed ultimo capitolo dell’Ontologia dell’essere sociale di Lukács. Proprio nell’ultimo capitolo Lukács affronta la trattazione dei fenomeni negativi dell’essere sociale. Più esattamente in questo capitolo Lukács descrive un fenomeno negativo, che distorce la formazione dell’essere umano. L’estraneazione ha un soggetto che è l’essere umano, il quale si forma mediante sia relazioni con altri esseri umani che nel rapporto con la natura e si forma anche a partire dalla natura stessa, l’essere inorganico e organico, di cui parla Lukács nella prima parte dell’Ontologia dell’essere sociale. In pratica l’essere umano è una sintesi di relazioni umane e naturali, le quali sono a loro volta complessi di relazioni, quindi l’essere umano, l’essere sociale è un complesso di complessi.
Come si può notare la struttura logica della riflessione lukacsiana sull’essere sociale e sulle sue distorsioni è fortemente determinata dalla logica hegeliana e non potrebbe essere altrimenti, se si tiene conto che Lukács, non solo ha scritto un bellissimo libro su Hegel, Il giovane Hegel, ma è stato anche un prosecutore della riflessione hegeliana sulla realtà sociale, come d’altronde lo fu lo stesso Marx, a sua volta. L’essere umano è, quindi, una Bildung, che in tedesco può significare “struttura”, “educazione”, “costruzione”, “cultura”. Si tratta, quindi, di un soggetto che è costruzione, struttura, edificazione, cha ha una cultura. Ma questo soggetto è anche una sostanza, perché soggetto è una parola che viene dal termine latino sub-jectum, che significa “gettato in basso” e “sostanza” viene dal termine latino sub stantia, che significa “ciò che sta sotto” ed era una parola che Cicerone usò per tradurre il greco ΰπόχειιμηνον, che significa appunto “ciò che giace sotto”. Se ne può dedurre che Soggetto e Sostanza sono, in principio, due sinonimi, che possono indicare il senso del fondamento. Descartes indicava il soggetto con la parola più semplice per indicarlo, cioè Je, “Io”. Allo stesso modo, Spinoza indicava la Sostanza come il livello dove pensiero ed estensione (capacità di occupare spazio), per dirla oggi più modernamente materia e spirito, si univano.
Per un marxista questa Sostanza/Soggetto è una costruzione storica, una costruzione nel tempo. L’estraniazione per Lukács, in quanto marxista autentico, è una distorsione di questa sostanza, ma è una distorsione a sua volta prodotta nel tempo. La distorsione avviene su una sostanza autentica, originaria e corretta, dell’essere umano. L’uomo nasce con una sostanza intonsa, quindi non distorta, la distorsione inizia a partire dal suo vivere storico. La sua educazione si viene costruendo nel tempo, mentre instaura rapporti parentali, apprende una lingua, inizia a camminare in posizione eretta, gioca, si educa, diventa un essere con cultura. Questa cultura può distorcere la sua originaria personalità umana. “Personalità”, Personlichkeit, è il termine che usano sia Marx che Lukács per indicare quella sostanza umana. “Persona” è un termine che viene dal latino persona, che era la maschera che gli attori si poneva sul volto per recitare le varie parti di una tragedia. Così c’è qualcosa nella personalità dell’uomo che distorce, che muta, che dà un’altra faccia all’essere umano.
L’essere umano vuole vivere secondo la propria felicità. L’essere umano vuole essere felice, soddisfare i propri bisogni biologici, che ha in comune con gli animali, cioè mangiare, bere, proteggersi e avere rapporti sessuali. Ma l’uomo oltre a soddisfare questi bisogni animali in maniera umana, ha bisogni anche tipicamente umani, cioè bisogni spirituali, culturali proprio nel senso della Bildung, di cui dicevo sopra. Questo essere umano vuole essere felice e così vuole lavorare poco se il lavoro è alienante, mentre se il lavoro è soddisfacente, come se fosse uno di quei bisogni animali/umani dell’essere umano, allora il lavoro è ricercato, è voluto, è ben fatto. Proprio l’ultimissimo Lukács, quello del Testamento politico, parla del “lavoro ben fatto” che è una categoria del lavoro. Lukács sostiene che anche nel caso di un operaio che sta realizzando un lavoro alienante, egli sa come sarebbe realizzare quel lavoro bene, cioè anche in mezzo alle condizioni di estraniazioni, l’essere umano mantiene un sapere di cosa sarebbe un lavoro ben fatto.
L’estraniazione viene dalla parola Fremd “estraneo”. Ciò indica che ci sono condizioni in cui l’essere umano è reso estraneo dalla sua stessa sostanza umana. L’essere umano, come ricorda Marx, ha una Arbeitsvermögen, una “capacità di lavoro”, che è costretto a vendere sul mercato come se fosse una merce, una cosa. Questa cosa riduce l’essere umano a una cosa, perché non può separare il suo corpo, la sua res extensa, dalla sua Arbeitsvermögen, non può separare la sua res extensa dalla sua personalità, così finisce per estraniare la sua Arbeitsvermögen dalla sua res extensa, la sua capacità di lavoro dal suo corpo, perché questa sua capacità di lavoro non gli appartiene più, visto che l’ha venduta ad un estraneo, ad un altro, che l’ha comprata come se fosse una merce. Quando l’essere umano vende la sua Arbeitsvermögen estranea se stesso, perché estranea la parte migliore del suo essere, una di quelle parti del suo essere che lo rende diverso da qualsiasi animale.
Chaplin ha descritto magnificamente questa estraniazione nel film Tempi moderni, quando mostra che l’operaio vorrebbe stare altrove, piuttosto che dentro la fabbrica a lavorare. Come scriveva Marx, l’essere umano vuole essere felice: vuole giocare, fare l’amore, dipingere, pescare, non fare un lavoro alienante, non vuole lavorare come una macchina. Ma in realtà l’estraniazione viene da un rapporto tra due uomini: l’operaio e il capitalista, che però si presentano sul mercato in condizioni differenti, l’uno per vendere la sua capacità di lavoro, l’altro per comprarla.
Lukács riprende la sua concezione dell’estraniazione da Marx e Marx da dove la riprende? Come è noto, Marx aveva un’educazione giovanile religiosa: apparteneva a una famiglia ebraica, aveva studiato in un Liceo pietista, la sua Bildung (educazione) giovanile era luterana e in quanto cultura luterana era fortemente influenzata da Agostino d’Ippona. Agostino dice che l’essere umano si trova nella condizione di στέρησις, che significa “mancanza”, “perdita”, “privazione”. L’essere umano, in quanto fatto di anima e corpo, perde la perfezione divina. L’anima, che è una parte di Dio, entra nel corpo dell’uomo, perde così la sua condizione di perfezione, perché entra e anima la materia e vi rimane prigioniera; “il corpo è la prigione dell’anima”, scriveva Agostino e così sostiene la tradizione cristiana. Ma il corpo è altro rispetto all’anima, la quale non ha materia, è sostanza divina, mentre il corpo è res extensa, fa parte del soggetto, come sosteneva Descartes; è estensione, fa parte della sostanza, come sosteneva Spinoza. La Sostanza per Spinoza era Deus vive natura. Qui compare l’idea della caduta dell’anima da uno stato di perfezione a uno di distorsione. Così l’alienazione diventa la distorsione della condizione di perfezione che era lo stato divino. Si faccia attenzione alla situazione dell’anima, è dentro il corpo che ha una sostanza estranea, ma, a sua volta, l’anima è estranea al corpo. È l’anticipazione della situazione che abbiamo visto prima della capacità di lavoro, l’Arbeitsvermögen, venduta al capitalista, che è dentro il corpo del lavoratore e che estranea al corpo, così come il corpo, con tutti i suoi bisogni animali/spirituali, è divenuto estraneo alla capacità di lavoro.
I marxisti vorrebbero restituire alla sostanza umana nel senso di Spinoza, cioè l’unione di pensiero/spirito e corpo, se non è lo stato di perfezione, almeno quello di felicità; con le parole della politica di oggi, potremmo dire, di voler vivere in un mondo migliore di quello in cui stiamo attualmente vivendo, un mondo dove non ci sia l’estraniazione.
L’analisi che Lukács conduce del fenomeno dell’estraniazione ha una struttura (Bildung) in senso etico. Non è soltanto un’analisi ontologica dell’essere umano, ma è anche un’analisi etica e politica dell’essere umano. Quando Lukács vuole denunciare la situazione dell’estraniazione sa benissimo che questa è uno fenomeni più diffusi del mondo contemporaneo, della realtà storica attuale. Oggi l’estraniazione è quella che psicologicamente chiamiamo “depressione”, che è una discesa, sotto pressione esterna o aliena, da una situazione di benessere a una situazione di malessere. Il soggetto vive in una situazione di felicità che lui presuppone avere in una situazione di disperazione, di infelicità, sempre presupposta. Dico “presupposta” perché mi pare che la depressione sia come la “coscienza di classe presupposta” del Lukács di Storia e coscienza di classe, perché la depressione sopravviene a partire dall’autopercezione del soggetto, un soggetto può vivere in condizioni pessime di vita, ma non essere depresso, oppure vivere in condizioni ottime di vita ed essere depresso e molto più spesso accade proprio questo: la depressione è una malattia da ricchi, cioè di coloro che hanno molti mezzi materiali, ma non hanno una soddisfazione spirituale delle loro condizioni di vita. I poveri non hanno il tempo per essere depressi, perché sono impegnati a lavorare per sfamarsi. In Brasile i poveri dicono: sou pobre e feliz. Indicano proprio nella mancanza di mezzi materiale la fonte originaria della loro felicità. Ancora una volta una mancanza e una forma distorta di coscienza di classe.
L’essere umano si trova così estraniato dalla sua stessa sostanza umana, quella che Marx e Lukács chiamano la Gattungsmässigkeit, “genericità”, in italiano tradotta anche come ”appartenenza al genere”, dell’essere umano. Con questo termine tedesco intendevano dire che tutti gli esseri umani appartengono al genere umano e questa appartenenza al genere umano è la loro stessa sostanza umana. La concezione marxiana è molto formale, non indica un contenuto concreto né del genere umano, né dell’essere umano, come invece aveva fatto Hegel, che indicava questo contenuto nello spirito, che era la sostanza umana, storica e relazionale, cioè quella capacità dell’uomo di creare relazioni. Marx scrive soltanto che l’essere umano appartiene al genere umano, senza alcuna differenza di razza, sesso, lingua, cultura, educazione. Razza e sesso sono elementi naturali, mentre lingua, cultura ed educazione sono elementi spirituali.
L’essere umano è cosciente di appartenere al genere umano e Lukács sostiene che l’estraniazione fa diminuire, o meglio fa cadere, il senso di appartenenza al genere umano. L’estraniazione determina una caduta di livello di autocoscienza di appartenenza al genere umano, appartenenza originaria, autentica, corretta al genere umano. La sostanza umana è proprio questo senso di appartenenza al genere umano. L’essere umano estraniato si sente ridotto nella sua appartenenza al genere umano.
L’uscita da questo stato di caduta, di riduzione, deve essere un’azione di emancipazione (ex mancipio, “uscire dalla condizione di prigioniero”), quindi un’azione di liberazione. Dobbiamo uscire dall’estraniazione per restituirci al nostro stesso senso di essere uomini, per ritornare alla sostanza alla quale apparteniamo. Dico “restituirci”, perché dobbiamo sapere, dobbiamo avere coscienza di questa situazione. In tedesco “coscienza” ha due parole: Bewusstsein “essere conosciuto o noto”, e Gewissen, “sapere morale”, nel quale si ha una coscienza. In pratica sarebbe un sapere della propria situazione, del luogo e del tempo in cui siamo, e anche un sapere dei valori che compongono e sostanziano il nostro essere. Dobbiamo sapere chi siamo, a quale livello di estraniazione siamo sottoposti, dove comincia la estraniazione, in cosa consiste la sostanza estraniata. Si tratta, in pratica, di un richiamo a prendere coscienza della nostra condizione umana e storica, cioè di conoscere il nostro stesso essere uomini. In questi termini leggo l’estraniazione nell’Ontologia dell’essere sociale di Lukács.